Bernardino Ramazzini

27 novembre 1704

Il padre della medicina del lavoro tra gli Arcadi illustri

Bernardino Ramazzini (Carpi, 4 ottobre 1633 – Padova, 5 novembre 1714) è oggi considerato il padre della medicina del lavoro, o comunque il primo che promosse lo studio sistematico delle malattie del lavoro e della difesa sociale del lavoratore. Nato da una famiglia di modeste condizioni, ricevette la prima istruzione presso il collegio dei Gesuiti di Carpi, e poi si trasferì all’università di Parma, dove il 21 febbraio 1659 conseguì la laurea dottorale in Filosofia e Medicina (Zorzi, Vita di Bernardino Ramazzini, pp. 78-79). Giunto a Roma per «apprendere la pratica del medicare» dal professor Antonio Maria de’ Rossi, esordì in qualità di medico condotto nel Ducato di Castro: qui, occupandosi principalmente della popolazione rurale, iniziò a interessarsi alle malattie riconducibili alle diverse mansioni lavorative e poté quindi svolgere una serie di osservazioni sulla correlazione esistente tra un determinato ambiente o specifiche condizioni di vita e l’andamento della salute degli uomini che vi operavano (ivi, p. 79).

Nel 1663, a causa di un’epidemia malarica, fece ritorno a Carpi, per poi stabilirsi nel 1671 a Modena, dove ricevette la nomina di professore di Medicina teorica nell’università poco prima fondata dal duca Francesco II d’Este, «il qual decoroso impegno sostenne gloriosamente per lo corso di quasi XX anni, con indicibile altrui profitto, e pari sua lode» (ivi, pp. 80-83). In questi anni si dedicò anche alla produzione scientifica: nel 1690 diede alle stampe alcune osservazioni riguardo la costituzione epidemica modenese (Sprengel, Storia prammatica della medicina, vol. 4, p. 266), e nel 1700 pubblicò il De morbis artificum, in cui riuscì a dimostrare l’influenza che sostanze chimiche e agenti atmosferici hanno nello sviluppo di patologie nocive per quei lavoranti che vi sono a contatto per tempi prolungati (Zorzi, Vita di Bernardino Ramazzini, pp. 105-107). Tali opere accrebbero «fuor d’ogni credere l’estenzion del suo grido, imperciocché si rendette famoso non solo appresso i Medici dell’Italia, ma del Settentrione ancora», tanto da ricevere il plauso dell’Accademia Leopoldina, che lo annoverò tra i Curiosi della Natura con il soprannome di Terzo Ippocrate. Suo estimatore fu anche il filosofo Leibniz, che, giunto in Italia, «desiderò per compagno il Ramazzini, col quale sovente, o in casa sedendo, o per la città passeggiando sempre soleva discorrere di erudite materie», e col quale l’illustre medico mantenne un frequente scambio epistolare (ivi, pp. 89-93).

Il suo merito aumentò ulteriormente con l’invenzione del barometro obliquo a mercurio (ivi, pp. 98-103) e con il passaggio, nonostante l’età avanzata, alla cattedra di Medicina dell’università di Padova (Sprengel, Storia prammatica della medicina, vol. 4, p. 266). Vollero onorare la sua fama anche gli Arcadi, che il 27 novembre 1704 lo accolsero tra loro con il nome pastorale di Licoro Langiano (Notizie istoriche degli Arcadi Morti. Tomo primo, p. 274) e ne apprezzarono i versi latini, come ad esempio quelli che compongono il Consultum medicum, dedicato all’abate Michele Cappellari (Roma, Biblioteca Angelica, Archivio dell’Arcadia, ms. 5, c. 191r).

Ricordato come «eloquente filosofo», Ramazzini «fu sempre, nel corso di sua vita, un divoratore di libri, ed essendo d’una prodigiosa memoria dotato, soleva comunicare in compendio a’ suoi scolari ed amici ciò che aveva alla distesa letto nella vasta mole di varj volumi, così che ognuno il quale aveva la fortuna di praticarlo o sentirlo partiva sempre più dotto e più erudito dalla sola conversazione d’un sì grand’uomo» (Zorzi, Vita di Bernardino Ramazzini, p. 87).

Bibliografia: Roma, Biblioteca Angelica, Archivio dell’Arcadia, ms. 5, c. 191r; Notizie istoriche degli Arcadi morti. Tomo primo, [a cura di Giovan Mario Crescimbeni] Roma, Antonio de’ Rossi, 1720; Michelangelo Zorzi, Vita di Bernardino Ramazzini, carpesano, detto tra gli Arcadi Licoro Langiano, in Le vite degli Arcadi illustri pubblicate da Gio. Mario Crescimbeni, Parte quarta, Roma, Antonio de’ Rossi, 1727, pp. 77-122; Curzio Sprengel, Storia prammatica della medicina, tradotta dal tedesco in italiano dal sig. d. R[enato] Arrigoni, seconda edizione italiana, accresciuta di note, aggiunte, di un discorso preliminare, e continuata fino a questi ultimi anni per cura del d. Francesco Freschi […], vol. 4, Firenze, Tipografia della Speranza, 1841, pp. 265-266.

Autore: Maila Vaccaro
Revisore: Pietro Petteruti Pellegrino

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