Il Canto notturno e l’inventio del discorso poetico leopardiano
Simone Albonico
A partire dall’identificazione di un passo delle Georgiche virgiliane quale testo di riferimento per l’invenzione del Canto notturno leopardiano, il contributo propone una contestualizzazione più stringente del riscontro, individuando la lettura che ha molto probabilmente mosso in Leopardi il ricordo di quel famoso episodio del poema didascalico. L’occasione consente di formulare qualche considerazione sul rapporto del poeta con i classici antichi, in particolare latini, durante la fase di inventio, nonché sul nostro atteggiamento nei confronti di questa tradizione. In particolare si propone un’idea strutturata e profonda della memoria poetica leopardiana, una poesia pensante che si costruisce in dialogo o in confronto serrato con altra poesia, e non certo per semplice accumulo di ricordi molteplici, come a volte parrebbero suggerire studi e commenti. La riconsiderazione del resoconto di Abel-Rémusat uscita sul «Journal des savans» suggerisce inoltre un’ulteriore spiegazione degli interessi suoi e dei contemporanei per l’Asia centrale.
Parole chiave: Canto notturno di Giacomo Leopardi; Virgilio; classici latini; inventio e memoria poetica; Asia Centrale.
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The Canto notturno and the Inventio of Leopardi’s Poetic Discourse
On the basis of the identification of a passage from Virgil’s Georgics as the reference text for the invention of Leopardi’s Canto notturno, the contribution proposes a more stringent contextualisation of the comparison, by identifying the reading that most probably prompted Leopardi’s recollection of that famous episode of the didactic poem. The occasion makes it possible to formulate some considerations on the poet’s approach to the ancient classics, particularly Latin, during the inventio phase, as well as on our attitude towards this tradition. In particular, it proposes a structured and deeper idea of Leopardi’s poetic memory, a thinking poetry that is constructed in dialogue or in close comparison with other poetry, and certainly not by a simple accumulation of multiple memories, as studies and commentaries would sometimes seem to suggest. The reconsideration of Abel-Rémusat’s account in the «Journal des savans» suggests a further explanation of his and his contemporaries’ interests in Central Asia.
Keywords: Giacomo Leopardi’s Canto notturno; Virgil; Latin Classics; Inventio and poetic memory; Central Asia.