Francesco Bianchini
3 gennaio 1692
«Matematico e storico distintissimo»
Francesco Bianchini (1662-1729), storico, matematico e astronomo di grande fama, entrò in Arcadia «de’ primissimi», al III dopo il X di Munichione andante l’anno II dell’Olimpiade DCXVII, ovvero il 23 marzo 1691 (Cataloghi d’Arcadia, c. 5v).
Originario di Verona, Bianchini iniziò la sua formazione a Bologna, presso il Collegio gesuitico di San Luigi, per poi proseguire all’Università di Padova, dove studiò teologia, anatomia, botanica, matematica, fisica; si dedicò inoltre con particolare dedizione all’apprendimento dell’astronomia sotto la sapiente guida di Geminiano Montanari (Mazzoleni, Vita di Monsignor Francesco Bianchini veronese, pp. 2-3). Allo studio delle scienze affiancò anche l’esercizio nel disegno «e ne profittò abbastanza per quel fine che ei si propose, giunto fino a formare da sé coi colori un’immagine o copia di certo Angelo di Guido Reni» (Mazzoleni, ibid.).
Nel 1684 si trasferì a Roma per intraprendere gli studi giuridici, senza tuttavia tralasciare le osservazioni astronomiche: allo stesso anno risale la scoperta della cometa C/1684 N1, che Bianchini identificò con l’ausilio di un sestante e quantificò per differenza in latitudine e longitudine eclittica rispetto alla posizione delle stelle catalogate nell’Uranometria di Johann Bayer del 1603 (Bianchini, Observationes, pp. 2-3). Tale successo gli permise di conoscere Cristina di Svezia, sempre attenta alle novità scientifiche, e di essere accolto tra i membri dell’Accademia Fisico-Matematica di Giovanni Giustino Ciampini (Mazzoleni, p. 9). Alla cometa C/1684 N1, di cui fu l’unico osservatore, fecero seguito la scoperta delle comete C/1702 H1 nel 1702 e C/1723 T1 nel 1723 (Lynn, Francesco Bianchini, p. 58).
Bibliotecario del Cardinale Ottoboni e Cameriere d’onore di Clemente XI, nel 1701 fu nominato Segretario della Congregazione per la riforma del Calendario, con lo scopo di dirimere «la grande questione, se il calendario Gregoriano avesse bisogno di qualche ammenda» (Baldini, Vita di Selvaggio Afrodisio, p. 118). Sempre nel 1701 ricevette l’incarico di realizzare una meridiana nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri: «quella linea era poi l’oggetto delle compiacenze, ed assidue visite di Monsignore […]. Ma maggiore era il piacere di veder quel degno Prelato con tutto l’abito Prelatizio steso a terra ginocchione, e polveroso, scrivere, computare, sottrarne, e fissare il punto dell’Equinozio, e descrivere in carta i nomi de’ Personaggi a quelle osservazioni assistenti» (ivi, p. 119). Nello stesso periodo, e in seguito alla sua nomina a «presidente delle antichità», Bianchini, «quasi per mostrare che non vi è genere di studi pel quale non avesse attitudine», si occupò anche di archeologia (Carini, p. 96), dirigendo i primi scavi sull’Aventino, portando alla luce i reperti della Domus Flavia sul Palatino e interessandosi ai colombari rinvenuti sulla via Appia. Tra gli altri numerosi incarichi, coordinò il trasporto della Colonna Antonina a Piazza Montecitorio e intraprese lavori per la costruzione di un museo d’antichità sacra, che però non fu mai realizzato (Rotta, Bianchini, Francesco, p. 191).
Aggregato all’Académie Royale des Sciences dal 1705 e accolto tra i membri della Royal Society di Londra nel 1713 (Baldini, p. 120), Bianchini era ormai divenuto uno scienziato di fama internazionale e godeva di somma considerazione tra i contemporanei, fra i quali figuravano Leibniz, Halley, Montfaucon, Mabillon, Pope, Newton: con quest’ultimo ebbe tre «lunghi colloqui» e ne ricevette in dono due esemplari dell’Optiks (1704), uno dei quali per la Biblioteca Vaticana, nonché la raccolta degli scritti matematici curata da William Jones (Rotta, p. 193).
In questo ampio arco temporale, Bianchini non fece mancare il suo contributo all’Arcadia: partecipò con frequenza alle ragunanze, interpretò l’Oracolo nei Giuochi Olimpici in onore di Clemente XI e alla morte di Crescimbeni rischiò persino di sostituirlo nelle vesti di Custode Generale (Baldini, p. 125). Se tutto ciò non bastasse a rendere caro all’Arcadia il nome di Selvaggio Afrodisio, si potrebbe ricorrere al suo maggior titolo di gloria arcadica, la creazione dell’efemeride, il nuovo calendario basato sulle Olimpiadi e sui mesi attici, adottato ufficialmente dal Commune a partire dal 3 gennaio 1692 (Appetecchi, «In coetu nostro perpetuo servetur», pp. 9-10) «per maggiormente ristorare l’erudizione dell’antica Arcadia, e, […] camminare con le medesime Olimpiadi, secondo un’Effemeride perpetua» (Crescimbeni, All’Ill. e Reverendissimo Sig. […] Sigismondo Leopoldo, p. 217).
Della dedizione e meticolosità con cui Bianchini fece calcoli, sopralluoghi, osservazioni, ricerche, restano documento le sue opere, dal De Kalendario et Cyclo Caesaris, un breve trattato incentrato sul problema della datazione della Pasqua, alla Istoria Universale, lavoro incompiuto con cui intendeva ripercorrere le vicende dell’umanità a partire dalle sue origini; dal Palazzo de’ Cesari al Globus Farnesianus, dedicati alle recenti scoperte archeologiche, fino alle Hesperi et phosphori nova phaenomena, in cui raccolse gli studi compiuti sulle caratteristiche del pianeta Venere.
Bibliografia: Roma, Biblioteca Angelica, Archivio dell’Arcadia, Cataloghi d’Arcadia, vol. I, c. 5v; Elisabetta Appetecchi, «In coetu nostro perpetuo servetur». L’Efemeride e le origini dell’Arcadia, Roma, Accademia dell’Arcadia, 2021; Francesco Baldini, Vita di Selvaggio Afrodisio, in Le Vite degli Arcadi illustri, pubblicate da Michele Giuseppe Morei, Parte quarta, Roma, Antonio de’ Rossi, 1751; Francesco Bianchini, Observationes Astronomicae, cura et studio Eustachii Manfredi, Verona, Dionisi Ramanzini, 1737; Isidoro Carini, L’Arcadia dal 1690 al 1890. Memorie storiche, Roma, Tipografia della Pace, 1891; Giovan Mario Crescimbeni, All’Illustrissimo e Reverendissimo Sig. Padron Colendissimo il Sig. Sigismondo Leopoldo, Conte di Colloniz, Canonico della Chiesa di Strigonia, in La bellezza della volgar poesia, ed. 1700, Roma, Francesco Buagni, 1700, pp. 217-222; Alessandro Mazzoleni, Vita di Monsignor Francesco Bianchini veronese, Verona, Stamperia Targa, 1735; Salvatore Rotta, Bianchini, Francesco, in Dizionario Bibliografico degli Italiani, vol. 10 Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1968, pp. 187-194; William Thynne Lynn, Francesco Bianchini, in «The Observatory», n. 353, 1905, pp. 57-59.
Autore: Maila Vaccaro
Revisore: Maurizio Campanelli