Addio a Rino Avesani

1 gennaio 2023

Domenica primo gennaio è mancato all’affetto di noi tutti Rino Avesani, socio corrispondente della nostra Accademia sin dal 1982 con il nome di Clitauro Lidio, socio ordinario dal 2004 e in séguito membro del Savio Collegio e Procustode. Per quest’ultimo riconoscimento egli serbava nei confronti della Custode Rosanna Pettinelli (Dalisia Emeresia) un profondo senso di gratitudine, che germinava non solo dall’affetto per un’amica di lunga data – come sempre ricordava – ma anche dalla passione per l’Arcadia e dalla devozione agli studi.

Rino cominciò la sua carriera all’inizio degli anni Sessanta come Scriptor Latinus della Biblioteca Apostolica Vaticana; dal 1970 fu docente di paleografia presso l’Università di Macerata, dal 1976 insegnò alla «Sapienza» di Roma, prima filologia medievale e umanistica, poi letteratura latina medievale, fino al suo pensionamento nel 2006, dopo il quale ebbe il titolo di professore emerito (2009). Ha insegnato inoltre presso la Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica, la Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari della «Sapienza» e la Pontificia Università Antonianum.

Restano fondamentali i suoi studi sulla storia dell’insegnamento elementare nel Medioevo (si pensi al volume Quattro miscellanee medioevali e umanistiche. Contributo alla tradizione del Geta, degli Auctores octo, dei Libri minores e di altra letteratura scolastica medioevale, Roma 1967), sulla cultura umanistica veronese (Verona nel Quattrocento. La civiltà delle lettere, Verona 1984) e su Enea Silvio Piccolomini, al quale ha dedicato il suo ultimo contributo, apparso in «Latinitas» nell’anno appena concluso. Nel 2019 era uscito il volume Dalle chiavi della sapienza alla professione dell’umanista nel Cinquecento, raccolta dei suoi saggi sulla scuola medievale e umanistica, ripubblicando i quali, ormai alla soglia dei novant’anni, si era «determinato ad ampliare in alcuni punti la ricerca», dando così testimonianza di una passione per gli studi che è durata poi fino agli ultimi giorni di vita.

Di poco più giovane dei padri fondatori della filologia medievale e umanistica, aveva con Augusto Campana, Giuseppe Billanovich, Giulio Battelli, Paul Oskar Kristeller un rapporto di profonda amicizia, cementato dai comuni percorsi di studio, come testimonia il volumetto di ricordi e profili Per doverosa memoria, stampato nel 2015.

Di quel tempo eroico e di quel mondo Rino Avesani ha voluto trasmettere agli allievi la profonda consapevolezza che la ricerca, anche quando ricchissima di dottrina, debba essere sempre animata da partecipazione spirituale, essendo le storie di manoscritti, testi e lettori non solo vicende di cultura, ma testimonianze di uomini e di vita. Mai soverchiato dall’erudizione era in lui quell’empito civile che lo legava ai territori di nascita e di elezione (Verona e la Romagna) e lo sollecitava a leggere il Medioevo e l’Umanesimo quali incunaboli della civiltà italiana. Questo, tuttavia, senza sovrastrutture teoriche e senza mai abiurare la scelta etica, prima ancora che scientifica, della filologia e del primato del documento.

Per chi ha conosciuto e amato Rino Avesani conta però anche quello che emerge, forse ancora più limpido e fecondo, dalla memoria del suo insegnamento e della frequentazione quotidiana con lui: ovvero la profonda umiltà dell’uomo, lontano dalle vanterie e dai blasoni, servitore degli studi e delle lettere in sobrietà di vita e di pensiero; così come la sua fede, anch’essa umile (non esibita, non eroica, non titanica), che sapeva illuminare di letizia anche le ore più buie, per sé e per gli altri. Di tutto questo gli saremo per sempre riconoscenti.

Valerio Sanzotta

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