24 dicembre 2024
Anche quest’anno il Natale, «Festa Tutelare d’Arcadia», ci offre l’occasione per rivolgere a tutte le amiche e gli amici della nostra pastorale repubblica un pensiero di grande affetto e i più cari auguri di trascorrere un periodo di festività sereno, felice, rigenerante, ma anche operoso, poiché sospetto – e un po’ vi auguro – che molti di voi ne approfitteranno per dedicarsi alle attività più gradite e magari trascurate in un autunno che sarà stato gravido di impegni. Quest’anno sostanzieremo gli auguri con alcuni versi estratti da un Idyllium di Mireo Rofeatico (Michele Giuseppe Morei), fiorentino naturalizzato romano (e londinese per parte di madre), Arcade dal 1711 e Custode d’Arcadia dal 1743 alla morte, avvenuta il I gennaio del 1766. Nel 1725 la celebrazione del Natale coincise con l’apertura dell’Anno Giubilare; nella ragunanza che si tenne a Palazzo della Cancelleria, ospitata da Pietro Ottoboni (come era consuetudine dal 1711), Morei recitò un testo che univa il soggetto del Natale a quello del Giubileo nel segno della pace, anzi di una Pace quasi personificata, che si vedeva uscire dalla Porta Santa appena aperta: «sanctaque dum reserat Romanus Templa Sacerdos / in populos larga caelestia gaudia dextra / spargit et ex illa prodit Pax aurea Porta» (‘e il Sacerdote Romano schiudendo il sacro Tempio / con munifica mano celesti gioie sui popoli / versa e l’aurea Pace da quella Porta si avanza’). L’idillio diveniva così un inno alla pace («Vera quies hominum, Coeli venerabile munus, / Pax accepta Deo, Pax optatissima, salve»; ‘Vera requie degli uomini, venerando dono del Cielo, / Pace gradita a Dio, Pace desideratissima, salve’) e anche una historia Pacis, culminante nella nascita di Gesù, che aveva riportato la pace in ogni angolo del creato e all’interno di ogni creatura. Trecento anni dopo quei versi, in un mondo sempre più divorato dalla follia della guerra, l’Arcadia continua a difendere la pace e tutti i valori di convivenza e di civiltà che la pace porta con sé, nella certezza che, anche quando tutto sembra negarla, la pace è quello che la stragrande maggioranza degli esseri umani desidera e ciò che soprattutto li accomuna. Buon Natale a tutte e a tutti!
Agesia Beleminio
Temporibus donec plenis, Pacisque sequester
promissique memor, mortales induit artus
Filius, aeterno aeternum de Numine Numen.
Tunc demum in nostrum rediit Pax aurea mundum
humanumque genus longum mansura revisit.
Illius adventum noverunt omnia; Pacem
Aligerum cecinere chori Pacemque per ima
Regna Patrum manes responsavere beati.
Mox et Bethlemio Pacem reperere sub antro
Pastores; venere Arabes, venere Sabaei,
Pacis ut auctorem possessoremque viderent
et sua pacifico deferrent munera Regi.
Pacem sensit humus, senserunt aequora Pacem,
Pacem quadrupedes, Pacem volucresque feraeque,
Pacem homines, Pacem totus repetebat et Orbis.
Finché, nel colmo dei tempi, il Figlio, eterno Nume
da Nume eterno, lui ch’era conciliatore di Pace
e memore della promessa, assunse membra mortali.
E allora nel nostro mondo l’aurea Pace rivenne
e tornò a visitar, per restarvi gran tempo, il genere umano.
L’avvento di Lui fu noto a tutto il creato; cantarono
Pace i cori degli angeli, Pace fin nei più bassi
regni dei Padri echeggiaron le anime dei beati.
E subito nella grotta a Betlemme trovaron la Pace
i Pastori, e vennero gli Arabi, e vennero fino da Saba
a vedere colui che creava e teneva in sua mano la Pace
e vennero a offrire i loro regali al pacifico Re.
Pace sentì la terra, Pace sentirono i mari,
Pace gli armenti, Pace gli uccelli e le fiere, Pace
gli uomini e Pace il mondo intero di nuovo trovava.